Archivi categoria: in evidenza

Assemblea pubblica per il decennale dell’occupazione della Cavallerizza Reale di Torino – 24 Maggio 2024 ore 20.00

L’occupazione della Cavallerizza Reale di Torino del 23 Maggio 2014 rappresenta un importante esempio di opposizione “dal basso” alla vendita, nel caso specifico da parte del Comune di Torino, del patrimonio pubblico, culturale e storico: esempio che ha visto coinvolti, in vari periodi, sia Cittadin* singol*, sia gruppi già attivi in vertenze a difesa di altre porzioni di beni appartenenti alla Comunità torinese a rischio di alienazione (o già alienate) per sopperire alle necessità finanziarie dell’ente conseguenti l’enorme indebitamento con banche e istituti finanziari .

La dimensione delle aree abbandonate e messe in vendita, riportate in vita e trasformate in sede di attività culturali e di dibattito, l’importanza architettonica e storica del compendio sotto la tutela UNESCO, la sua collocazione centralissima nella città, il rilievo delle attività svolte e la varietà delle presenze che l’hanno attraversata e sostenuta; hanno fatto di quella occupazione un oggetto di forte impatto cittadino presso opinione pubblica, politica e istituzionale, nonché di interesse e rilievo nazionale.

Nel suo corso furono elaborate e messe in atto forme di partecipazione utili non solo al suo funzionamento, ma anche a mettere le basi per ipotesi future di uso della Cavallerizza medesima che ne scongiurassero la vendita definitiva ai privati, e ne mantenessero contemporaneamente l’uso in capo alla cittadinanza.

Fu avviato anche in propositivo confronto con il Comune che portò’ ad alcuni primi risultati, ma non poté evitare che prevalessero le leggi del bilancio, in nome del quale le amministrazioni succedutesi avevano comunque deciso di sacrificare il patrimonio e le esperienze della collettività.

Fu così che a seguito della “spontanea” conclusione a Novembre 2019 dell’occupazione stessa, ormai indebolita e anche mutata dal punto di vista degli obiettivi – conclusione ottenuta in cambio di promesse di future disponibilità di spazi – si rese possibile nell’Ottobre 2021 la vendita del compendio all’unico offerente, una fondazione bancaria, Compagnia di San Paolo, già da tempo importante finanziatrice di enti pubblici e di soggetti privati in settori cruciali della vita cittadina (dall’assistenza alla cultura all’educazione) in grado di orientare oppure condizionare così le relative politiche.

L’acquisizione materiale del bene da parte della fondazione bancaria è avvenuta tramite la predisposizione di un progetto di recupero degli spazi basato sul Progetto Unitario di Riqualificazione approvato dal Comune nel Febbraio 2021, derivante a sua volta da quello precedentemente presentato da Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria di una quota del complesso: progetto di recupero che prevedeva l’insediamento di attività da parte di università e altri enti pubblici per la realizzazione di spazi ad uso performativo ed espositivo, grazie ai quali mascherare o rendere più’ accettabili gli usi commerciali, residenziali e per la generazione di profitto, oltre a quello per la sede della fondazione stessa.

La conclusione dell’occupazione ha anche avuto come conseguenza il calo dell’attenzione sugli sviluppi del progetto di recupero medesimo, che sta andando avanti senza monitoraggio e senza più’ contrapposizioni, tanto da poter anche subire ulteriori cambiamenti, talvolta peggiorativi, nel più totale silenzio dell’opinione pubblica.

Il decennale dell’avvio dell’occupazione rappresenta quindi l’occasione per riportare l’attenzione cittadina non solo sul significato politico di quel gesto ma, analizzando quello che ha significato e significa tutt’ora, per parlare delle forme di partecipazione dal basso alla vita politica della città, non limitandosi alla delega elettorale, ma prendono invece parte direttamente a percorsi, extra istituzionali ma anche istituzionali, di gestione dei beni pubblici comuni.

Il decennale offre però anche lo spunto per rifocalizzare l’attenzione sui processi di dismissione e privatizzazione, in città e a livello nazionale, dei beni pubblici e comuni: processi che impoveriscono la collettività in favore di privati i quali si impossessano spesso, a condizioni di favore, di beni patrimonio della collettività.

L’acquisto della Cavallerizza da parte della Compagnia di San Paolo, che ha contribuito, così a risolvere un “problema economico” che sarebbe ricaduto sulle casse del Comune di Torino, è rappresentativo di una interazione non trasparente. Meritano pertanto di essere oggetto dell’attenzione dei percorsi di partecipazione ‘dal basso’; in particolare, nel caso specifico, è nello spirito delle motivazioni che spinsero la cittadinanza a occupare la Cavallerizza Reale nel 2014 anche la sorveglianza, a dieci anni di distanza del progetto di ristrutturazione e dei passaggi della sua realizzazione, così che l’occupazione medesima possa ancora essere generatrice di nuovo dibattito e nuova partecipazione.

Questi gli spunti di riflessione che si vuole approfondire, nel corso dell’assemblea, attraverso gli interventi di chi nell’occupazione, provenendo da esperienze diverse, portò al suo interno approcci alla analisi, alla discussione e all’organizzazione di matrice diversa e parziali, ma utili a costruire un quadro complessivo articolato; avvalendosi, inoltre, anche del contributo di chi può fornire approfondimenti sui temi alla base dell’occupazione, sui loro sviluppi attuali e sulle relative ricadute sulle politiche cittadine in materia finanziaria, urbanistica e ambientale, dei beni culturali e comuni e dei movimenti di contrasto allo sfruttamento del territorio.

Vi invitiamo quindi a partecipare all’assemblea pubblica per il decennale dell’occupazione della Cavallerizza Reale venerdì 24 Maggio 2024 alle ore 20 in via Cesare Battisti 4/b, Torino, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli.

Coordinamento Decennale
Occupazione Cavallerizza Reale

per contatti: decennale@cavallerizzareale.org

qui la versione pdf del comunicato

8/2/2021 COMUNICATO ASSOCIAZIONE SALVIAMO CAVALLERIZZA

1742-2021 ovvero 279 anni di storia di uno straordinario bene architettonico patrimonio Unesco dal 1997è di nuovo sui giornali.

Non per annunciare finalmente che rientrerà presto nella disponibilità dei cittadini, ma per dire che verrà privatizzata e che al suo interno ci saranno attività terziarie e uffici dirigenziali di una banca!

Non era certo questo quello che la cittadinanza ha chiesto con forza nel 2014 né quello che questa Amministrazione ha promesso in campagna elettorale.

Ancora una volta assistiamo alla prevaricazione dei poteri forti, alla mancanza di idee e di coraggio di provare a fare qualcosa di diverso e innovativo dalle precedenti giunte. La scusa della carenza di fondi, del buco di bilancio del Comune sono le uniche giustificazioni per tali scelte.

Eppure soluzioni alternative le abbiamo proposte, più e più volte, ma nessuno ha davvero voluto provare a praticarle né si è mai impegnato a cercare fondi per il restauro, ma un restauro conservativo come si addice a un bene che fa parte i un complesso più ampio detto Zona di Comando.

Ora giunti alla definitiva svendita della Cavallerizza con l’approvazione del Piano Unitario di Riqualificazione dove sono finalmente svelate le vere intenzioni di vendita, una parte dei grillini ed ex grillini stanno mostrando i muscoli e cercano di frenare una strada avviata, scritta direttamente dai diretti interessati.

Quello che fa sorridere (amaramente) leggendo gli articoli sui giornali è che un ex vicesindaco, che evidentemente vuole tornare alla ribalta, e un gruppo di 5Stellle ed ex 5 Stelle dissidenti, ora si danno battaglia mediatica per giustificare scelte che hanno portato solo pochi mesi fa ad approvare un regolamento di gestione dei beni comuni urbani che prevede tra le forme di gestione di un bene comune, la Fondazione: strumento di diritto privato con la scusa che “si privatizza per non privatizzare” uno sloganconiato dall’ideatore di quel regolamento il prof. Ugo Mattei

Parafrasando un vecchio adagio potremmo dire “i soldi non fanno la felicità”, in questo periodo così difficile dove abbiamo potuto toccare con mano quanto sia importante che beni e servizi per la collettività siano in mano pubblica, questa Amministrazione sceglie invece di dare in mano a privati un bene comune che dovrebbe rimanere nella disponibilità dei cittadini per preservarlo per le generazioni future; esattamente il motivo per cui è stato iscritto nel patrimoni Unesco

#cavallerizzapubbllica#benecomune#beneUnesco

23/5/2014 – 23/5/2019 5 ANNI DI LOTTA

5 Anni di lotta, per liberare dal degrado la Cavallerizza Reale di Torino, due anni per definire un regolamento di uso civico e per consentire a tutt* di accedere a un bene comune patrimonio Unesco. Ma oggi cosa è rimasto di quella lotta? L’Associazione Salviamo Cavallerizza lotta ancora affinchè questo bene sia restituito alla cittadinanza tutta.
#CavallerizzaReale
#benecomune
#usocivico

Un po’ di storia di quello che abbiamo fatto per tutelare la Cavallerizza Reale.

Vi ricordiamo quello che abbiamo fatto e continueremo a fare, pe tutelare la Cavallerizza Reale.
A ottobre 2015 abbiamo inviato questa comunicazione agli uffici del Ministero per i beni e le attività culturali, ma non abbiamo mai ricevuto riscontro a tale richiesta.
Oggetto: Segnalazione di illegittimità del provvedimento di alienazione della Cavallerizza Reale del 1/8/2005 della ex Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte e degli atti successivi collegati.
In data 15 aprile 2003 il Comune di Torino sigla un protocollo di intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (l’Agenzia del Demanio) per l’acquisizione di tutto il complesso della Cavallerizza Reale, con lo scopo di destinarlo a “esigenze istituzionali proprie”.
Dopo questa intesa di massima l’Agenzia del Demanio affida all’arch. Cristiano Picco uno studio di fattibilità per “valorizzare” il complesso illustrato in commissione consiliare il 30 maggio 2005.
Nel 2005 il Comune di Torino chiede alla Soprintendenza per i Beni Architettonici del Piemonte, l’autorizzazione alla vendita del complesso che viene concessa dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte in data 1/8/2005 con un provvedimento di autorizzazione all’alienazione contestuale alla dichiarazione di interesse.
Nel 2007, dopo l’autorizzazione all’alienazione concessa dalla ex Direzione Regionale, il complesso viene ceduto alla città, che si impegna ad acquisire il tutto in diverse tranches (37 milioni di Euro). Il Comune di Torino entra in possesso della prima porzione, per oltre 14 milioni di euro, con l’impegno di acquisire le restanti due porzioni ancora occupate (Genio Militare, Polizia etc.) per oltre 22 milioni di euro.
Successivamente avvia il procedimento di sfratto verso gli inquilini che occupavano i piani superiori (ex alloggi demaniali), impegnandosi a ricollocarli (Assessore Tricarico, Politiche per la casa).
A seguito di alcuni ricorsi al TAR da parte degli inquilini, volti ad ottenere la prelazione nell’acquisizione degli immobili, la Cavallerizza viene dichiarata “bene indisponibile”, e gli alloggi vengono progressivamente svuotati e versano da allora in stato di abbandono.
Alla fine del 2009 il Comune di Torino, con il bilancio in passivo per gli enormi debiti lasciati dalla precedente amministrazione, cede la Cavallerizza alla Società di Cartolarizzazione della Città di Torino, CCT, (Tremonti L.401/2001), di cui il Comune stesso è socio unico.
Con questa “partita di giro”, il ”piano di valorizzazione” del complesso viene trasferito alla città per chiudere il bilancio 2009 (da allora decorrono anche gli interessi che CCT deve pagare alla banca) ma apre l’ennesimo debito con BIIS (Istituto bancario del gruppo Intesa San Paolo).
L’imperativo, dal 2009 ad oggi, è stato quindi vendere (tramite IPI intermediazioni srl), ad ogni costo, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi privato. Le idee sono molte e sempre le stesse: appartamenti di lusso, negozi, alberghi.
Considerate le difficoltà di vendita dovute ai vincoli storici e architettonici, il Consiglio Comunale approva la Variante 217, che inserisce nella definizione delle destinazioni d’uso del complesso la possibilità di destinare dal 50 all’80% della superficie utile a residenze, attività ricettive, attività commerciali (ASPI), e la conseguente necessità di realizzare parcheggi interrati all’interno del complesso.
I vincoli architettonici però non consentono la realizzazione di parcheggi interrati ad uso pubblico (oltre a quelli per i residenti) così, attraverso un’intesa con l’Agenzia del Demanio, la ex Direzione Regionale per i Beni Culturali e la Città di Torino – approvata dal Consiglio Comunale nel luglio 2014 – prende piede l’idea di realizzarli all’esterno (Giardini Reali Bassi, ancora da acquisire dal Demanio).
I Giardini Reali Bassi verranno ceduti dal Demanio al Comune di Torino che si impegna a “riqualificarli” realizzando un parcheggio interrato (6 milioni di euro), presentato come parcheggio di servizio per il “Polo Reale”.
In realtà tale parcheggio ha la finalità di alzare il valore delle future attività ricettive e residenze della Cavallerizza Reale che acquisiranno una quota di parcheggi pertinenziali.
Nel 2011 il Comune si era impegnato anche a varare un Progetto Unitario di Riqualificazione del complesso con l’impegno di presentarlo in Consiglio Comunale.
Con delibera di Giunta del 17 febbraio 2012 dichiara invece che il Progetto sarà competenza della sola Giunta.
Il 3 febbraio 2015 il Comune rinuncia all’acquisto delle restanti porzioni della Cavallerizza per cui era impegnato dal 2007 (la ex Accademia Militare viene ceduta alla Cassa Depositi e Prestiti investimenti sgr 23/12/2014).
La Giunta comunale ha infine approvato nel marzo del 2015, un protocollo d’intesa per la valorizzazione di una porzione del complesso “ex Cavallerizza Reale” ed edificio “ex Zecca” di Torino, promosso dall’assessore al patrimonio G. Passoni e siglato da diverse Istituzioni Pubbliche torinesi (quali Politecnico di Torino, Ordine degli Architetti, Teatro Regio, Museo del Cinema, etc), nel quale Compagnia di San Paolo è incaricata dello studio di fattibilità sull’immobile.
La delibera di giunta è stata presentata come un “percorso partecipativo”.
Homers srl ed Equiter spa sono stati incaricati dalla Compagnia di San Paolo, senza alcuna procedura di evidenza pubblica, di effettuare uno studio economico e di destinazione d’uso sul futuro della Cavallerizza (del quale si attende ancora la puntuale presentazione).
L’architetto Robiglio (Homers srl) il 3 luglio 2015, nell’audizione alla Commissione Cultura del Comune di Torino, ha prospettato un costo del progetto di “valorizzazione” della Cavallerizza intorno ai 100 milioni di euro con un cantiere aperto per circa 25 anni.
Il progetto individua per l’80% del complesso una destinazione a residenze, esercizi commerciali e attività ricettive (tali destinazioni d’uso non sembrano in linea con i principi di iscrizione del bene all’Unesco).
***

Continua a leggere Un po’ di storia di quello che abbiamo fatto per tutelare la Cavallerizza Reale.