L’occupazione della Cavallerizza Reale di Torino del 23 Maggio 2014 rappresenta un importante esempio di opposizione “dal basso” alla vendita, nel caso specifico da parte del Comune di Torino, del patrimonio pubblico, culturale e storico: esempio che ha visto coinvolti, in vari periodi, sia Cittadin* singol*, sia gruppi già attivi in vertenze a difesa di altre porzioni di beni appartenenti alla Comunità torinese a rischio di alienazione (o già alienate) per sopperire alle necessità finanziarie dell’ente conseguenti l’enorme indebitamento con banche e istituti finanziari .
La dimensione delle aree abbandonate e messe in vendita, riportate in vita e trasformate in sede di attività culturali e di dibattito, l’importanza architettonica e storica del compendio sotto la tutela UNESCO, la sua collocazione centralissima nella città, il rilievo delle attività svolte e la varietà delle presenze che l’hanno attraversata e sostenuta; hanno fatto di quella occupazione un oggetto di forte impatto cittadino presso opinione pubblica, politica e istituzionale, nonché di interesse e rilievo nazionale.
Nel suo corso furono elaborate e messe in atto forme di partecipazione utili non solo al suo funzionamento, ma anche a mettere le basi per ipotesi future di uso della Cavallerizza medesima che ne scongiurassero la vendita definitiva ai privati, e ne mantenessero contemporaneamente l’uso in capo alla cittadinanza.
Fu avviato anche in propositivo confronto con il Comune che portò’ ad alcuni primi risultati, ma non poté evitare che prevalessero le leggi del bilancio, in nome del quale le amministrazioni succedutesi avevano comunque deciso di sacrificare il patrimonio e le esperienze della collettività.
Fu così che a seguito della “spontanea” conclusione a Novembre 2019 dell’occupazione stessa, ormai indebolita e anche mutata dal punto di vista degli obiettivi – conclusione ottenuta in cambio di promesse di future disponibilità di spazi – si rese possibile nell’Ottobre 2021 la vendita del compendio all’unico offerente, una fondazione bancaria, Compagnia di San Paolo, già da tempo importante finanziatrice di enti pubblici e di soggetti privati in settori cruciali della vita cittadina (dall’assistenza alla cultura all’educazione) in grado di orientare oppure condizionare così le relative politiche.
L’acquisizione materiale del bene da parte della fondazione bancaria è avvenuta tramite la predisposizione di un progetto di recupero degli spazi basato sul Progetto Unitario di Riqualificazione approvato dal Comune nel Febbraio 2021, derivante a sua volta da quello precedentemente presentato da Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria di una quota del complesso: progetto di recupero che prevedeva l’insediamento di attività da parte di università e altri enti pubblici per la realizzazione di spazi ad uso performativo ed espositivo, grazie ai quali mascherare o rendere più’ accettabili gli usi commerciali, residenziali e per la generazione di profitto, oltre a quello per la sede della fondazione stessa.
La conclusione dell’occupazione ha anche avuto come conseguenza il calo dell’attenzione sugli sviluppi del progetto di recupero medesimo, che sta andando avanti senza monitoraggio e senza più’ contrapposizioni, tanto da poter anche subire ulteriori cambiamenti, talvolta peggiorativi, nel più totale silenzio dell’opinione pubblica.
Il decennale dell’avvio dell’occupazione rappresenta quindi l’occasione per riportare l’attenzione cittadina non solo sul significato politico di quel gesto ma, analizzando quello che ha significato e significa tutt’ora, per parlare delle forme di partecipazione dal basso alla vita politica della città, non limitandosi alla delega elettorale, ma prendono invece parte direttamente a percorsi, extra istituzionali ma anche istituzionali, di gestione dei beni pubblici comuni.
Il decennale offre però anche lo spunto per rifocalizzare l’attenzione sui processi di dismissione e privatizzazione, in città e a livello nazionale, dei beni pubblici e comuni: processi che impoveriscono la collettività in favore di privati i quali si impossessano spesso, a condizioni di favore, di beni patrimonio della collettività.
L’acquisto della Cavallerizza da parte della Compagnia di San Paolo, che ha contribuito, così a risolvere un “problema economico” che sarebbe ricaduto sulle casse del Comune di Torino, è rappresentativo di una interazione non trasparente. Meritano pertanto di essere oggetto dell’attenzione dei percorsi di partecipazione ‘dal basso’; in particolare, nel caso specifico, è nello spirito delle motivazioni che spinsero la cittadinanza a occupare la Cavallerizza Reale nel 2014 anche la sorveglianza, a dieci anni di distanza del progetto di ristrutturazione e dei passaggi della sua realizzazione, così che l’occupazione medesima possa ancora essere generatrice di nuovo dibattito e nuova partecipazione.
Questi gli spunti di riflessione che si vuole approfondire, nel corso dell’assemblea, attraverso gli interventi di chi nell’occupazione, provenendo da esperienze diverse, portò al suo interno approcci alla analisi, alla discussione e all’organizzazione di matrice diversa e parziali, ma utili a costruire un quadro complessivo articolato; avvalendosi, inoltre, anche del contributo di chi può fornire approfondimenti sui temi alla base dell’occupazione, sui loro sviluppi attuali e sulle relative ricadute sulle politiche cittadine in materia finanziaria, urbanistica e ambientale, dei beni culturali e comuni e dei movimenti di contrasto allo sfruttamento del territorio.
Vi invitiamo quindi a partecipare all’assemblea pubblica per il decennale dell’occupazione della Cavallerizza Reale venerdì 24 Maggio 2024 alle ore 20 in via Cesare Battisti 4/b, Torino, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli.
Coordinamento Decennale
Occupazione Cavallerizza Reale
per contatti: decennale@cavallerizzareale.org
qui la versione pdf del comunicato