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Ancora una speranza contro la vendita della Cavallerizza Reale

Come avrete letto sui giornali la Cavallerizza Reale, per la parte di proprietà della Società di Cartolarizzazione della città di Torino (CCT), è stata venduta a 11 milioni e 305 mila euro a Compagnia di San Paolo e Università di Torino. Purtroppo il lavoro svolto dal 2014 al 2018 dai cittadini per evitare la vendita è stato cancellato, l’ultimo atto è stato lo sgombero degli ultimi occupanti a novembre 2019 a seguito di un incendio: il bene ancora sotto sequestro è abbandonato a se stesso. Anche i tentativi degli ultimi occupanti di aggrapparsi al fantomatico Progetto Unitario di Riqualificazione (PUR) sembrano percorrere un binario morto.


Fino ad oggi i tentativi di coinvolgere il più possibile nella battaglia per una Cavallerizza libera e per tutti – come recita lo striscione messo nel 2015 da Assemblea Cavallerizza 14:45 – sono quasi tutti caduti nel vuoto, fa eccezione il prof. Tomaso Montanari che, nuovamente, due giorni fa ha scritto su Il Fatto Quotidiano un bell’articolo sulla vendita della Cavallerizza (che vi alleghiamo). Difficile aggiungere altre parole alle sue.

Questa volta ad affiancarsi a noi di Salviamo Cavallerizza, che non abbiamo mai smesso di combattere affinché questo bene comune patrimonio Unesco rientri nella disponibilità della cittadinanza, è arrivata la petizione della Società della Cura con una lettera aperta al Ministro Franceschini.

Testo della petizione:

Lettera aperta al Ministro Franceschini
Onorevole Ministro Franceschini,
sappiamo che Le è ben nota l’unicità e l’importanza storico architettonica del Palazzo Reale di Torino e dell’insieme di edifici ad esso connessi che dal Cinquecento in avanti sono andati progressivamente a definire fisicamente e simbolicamente il sistema funzionale e di governo di quello che diventerà nell’Ottocento lo Stato unitario italiano. Tra questi edifici, la parte della cosiddetta “Zona di Comando” che ha preso il nome di Compendio della Cavallerizza Reale rientra a pieno titolo nel complesso del Palazzo Reale ed è in quanto tale che è stata inserita nel sistema seriale delle Regge Sabaude come Patrimonio dell’Umanità
UNESCO. Nel Compendio hanno trovato posto, nelle varie fasi storiche, prima l’Accademia Reale e, dopo la Restaurazione, la Regia Accademia Militare, svolgendo contemporaneamente la funzione di maneggio equestre al servizio della corte ed insieme di scuderie reali.
Proprio tale intrinseca unitarietà, riconosciuta e ribadita come ragione pregnante negli atti che hanno condotto il Comune di Torino a chiederne il trasferimento della proprietà dal Demanio alla Città (1), avrebbero dovuto costituirne ragione di tutela al pari del Palazzo Reale, riconosciuto come “bene di particolare interesse” in quanto “importante costruzione eretta su precedente edificio risalente ai Secoli XV e XVI” (2). Siffatti beni immobili, in base all’art. 10, comma 3, lettera d del codice
dei Beni Culturali e Paesaggistici (3), sono da considerarsi beni culturali in quanto “rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, … dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche collettive”. E, in base a questo articolo, il Codice ha stabilito nel successivo art. 54, comma 2, lettera d che tali beni sono inalienabili proprio perché di interesse particolarmente importante. Non avrebbe
stupito, in tale logica, che il Compendio della Cavallerizza Reale fosse stato addirittura riconosciuto come monumento nazionale perché esprime inequivocabilmente “un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale” (art. 10, comma 3, lettera d).
Quando nel 2005 l’allora Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, in funzione del passaggio dal Demanio alla Città ha stabilito l’alienabilità del Compendio della Cavallerizza, evidentemente per non esporla al rischio di una sua privatizzazione che, sempre in base al Codice, ne avrebbe salvaguardato solo la conservazione” (art. 1, comma 5), ha puntualizzato che
“l’alienazione proposta assicura la tutela e la valorizzazione del bene e non ne pregiudica il pubblico godimento” in coerenza con l’art. 1, comma 3 del Codice. L’articolo 6, comma 1 è, come lei ben sa, estremamente esplicito nell’indicare il più nobile significato del concetto di valorizzazione’: “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso al fine di promuovere lo sviluppo della
cultura”.
Per non tradire lo spirito iniziale della ricomposizione unitaria del bene UNESCO, ribadito anche nella citata delibera del Comune di Torino del 2007 laddove si esplicita che “sfruttando la vocazione museale propria di detto complesso attraverso una completa riqualificazione patrimoniale ed urbanistica, l’Amministrazione comunale intende realizzare al suo interno un percorso culturale integrato” sarebbe stato necessario che il piano urbanistico PUR deliberato nel gennaio 2021 escludesse destinazioni d’uso non coerenti con tale finalità. Cosa che non è avvenuta, mettendo dunque a repentaglio la tutela e pubblica fruizione del Complesso che, senza un intervento del Ministero da lei diretto, vedrebbe una schiacciante prevalenza di funzioni che nulla avrebbero a che fare col suddetto percorso culturale integrato.
La procedura di vendita con asta pubblica conclusasi in data 18 ottobre 2021 con un’offerta privata, ora al vaglio degli uffici tecnici comunali, lascia aperta una grande possibilità, signor Ministro: Lei può esercitare, come previsto dalla legge, il diritto di prelazione sull’acquisto del Compendio della Cavallerizza Reale riportandola, come sarebbe doveroso e necessario, in seno alla sua naturale collocazione accanto al Palazzo Reale, ossia allo Stato italiano i cui cittadini ne erano divenuti i legittimi proprietari nel 1948 con il referendum che ha segnato il
passaggio del nostro Paese dalla monarchia alla repubblica.
Gli edifici del Compendio della Cavallerizza Reale, compresa l’ex Zecca che ne è parte integrante, ponendosi in diretta continuità col Palazzo Reale – adibito a funzioni museali e all’Archivio di Stato – dovrebbero nella loro totalità costituire un necessario ampliamento e completamento di tali funzioni, diventando un polo di alta formazione, conservazione ed esposizione, di prestigio e livello europeo.
Signor Ministro, La sollecitiamo pertanto ad esercitare tale diritto di prelazione in base agli art. 59-62 del Codice dei Beni Culturali per riportare il Compendio della Cavallerizza Reale fra i Beni Culturali indisponibili dello Stato.
Confidiamo, Signor Ministro, nella sua iniziativa di custode e tutore della Costituzione italiana e dei beni che essa ha inteso garantire al popolo sovrano.

Link per firmare la petizione

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3/3/2021 comunicato associazione salviamo cavallerizza

Apprendiamo dagli organi di stampa che si è costituito un Comitato per il referendum abrogativo sul PUR per la Cavallerizza Reale.Volevamo augurare ai promotori Buon Viaggio! E non si dispiaceranno se l’Associazione Salviamo Cavallerizza non aderirà all’iniziativa, non per mancanza di fiducia nei promotori, ma perché abbiamo deciso di intraprendere un’altra strada e perché ci piace continuare in azioni concrete.

Auspichiamo che questa loro proposta non venga completamente affossata dai tecnici del Comune di Torino (o peggio) come, nel 2016, il primo referendum cittadino per abrogare la delibera del Consiglio Comunale di Torino del 19-10-2009 n° 145 2009 04890/008 nella parte in cui include (e quindi cartolarizza) l’immobile n°7 “porzione di compendio ex-Cavallerizza Reale sita in via verdi 7/9” per il quale è stato rifiutato il quesito proposto con la motivazione che “tanto è quello che intendiamo fare noi come amministrazione neo insediata” (salvo poi fare un’inversione a U degna di un film poliziesco anni ’70 di bassa Lega).

Confidiamo che riescano nell’intento annunciato – la proposta di un referendum abrogativo sul PUR della ex-Cavallerizza Reale – ma continueremo a portare avanti la nostra lotta con le nostre modalità; a svolgere la nostra missione nel silenzio ma non meno decisi e combattivi.

Da sempre ci siamo impegnati in prima persona affinché la Cavallerizza Reale di Torino tornasse in mano pubblica e che fosse gestita dalla cittadinanza attraverso forme di autogestione basata sull’Uso Civico e Collettivo Urbano.

«Marciare divisi, colpire uniti.» [ Cit. Helmuth Karl Bernhard Graf von Moltke e altri]1Persone raggiunte0InterazioniImpossibile mettere in evidenzaMi piaceCommentaCondividi

8/2/2021 COMUNICATO ASSOCIAZIONE SALVIAMO CAVALLERIZZA

1742-2021 ovvero 279 anni di storia di uno straordinario bene architettonico patrimonio Unesco dal 1997è di nuovo sui giornali.

Non per annunciare finalmente che rientrerà presto nella disponibilità dei cittadini, ma per dire che verrà privatizzata e che al suo interno ci saranno attività terziarie e uffici dirigenziali di una banca!

Non era certo questo quello che la cittadinanza ha chiesto con forza nel 2014 né quello che questa Amministrazione ha promesso in campagna elettorale.

Ancora una volta assistiamo alla prevaricazione dei poteri forti, alla mancanza di idee e di coraggio di provare a fare qualcosa di diverso e innovativo dalle precedenti giunte. La scusa della carenza di fondi, del buco di bilancio del Comune sono le uniche giustificazioni per tali scelte.

Eppure soluzioni alternative le abbiamo proposte, più e più volte, ma nessuno ha davvero voluto provare a praticarle né si è mai impegnato a cercare fondi per il restauro, ma un restauro conservativo come si addice a un bene che fa parte i un complesso più ampio detto Zona di Comando.

Ora giunti alla definitiva svendita della Cavallerizza con l’approvazione del Piano Unitario di Riqualificazione dove sono finalmente svelate le vere intenzioni di vendita, una parte dei grillini ed ex grillini stanno mostrando i muscoli e cercano di frenare una strada avviata, scritta direttamente dai diretti interessati.

Quello che fa sorridere (amaramente) leggendo gli articoli sui giornali è che un ex vicesindaco, che evidentemente vuole tornare alla ribalta, e un gruppo di 5Stellle ed ex 5 Stelle dissidenti, ora si danno battaglia mediatica per giustificare scelte che hanno portato solo pochi mesi fa ad approvare un regolamento di gestione dei beni comuni urbani che prevede tra le forme di gestione di un bene comune, la Fondazione: strumento di diritto privato con la scusa che “si privatizza per non privatizzare” uno sloganconiato dall’ideatore di quel regolamento il prof. Ugo Mattei

Parafrasando un vecchio adagio potremmo dire “i soldi non fanno la felicità”, in questo periodo così difficile dove abbiamo potuto toccare con mano quanto sia importante che beni e servizi per la collettività siano in mano pubblica, questa Amministrazione sceglie invece di dare in mano a privati un bene comune che dovrebbe rimanere nella disponibilità dei cittadini per preservarlo per le generazioni future; esattamente il motivo per cui è stato iscritto nel patrimoni Unesco

#cavallerizzapubbllica#benecomune#beneUnesco

RESIDENZE SABAUDE. DUE PESI E DUE MISURE. LA CAVALLERIZZA IN VENDITA.

Sabato scorso su La Stampa veniva annunciato in pompa magna: “Le Regge Sabaude in festa il corno è patrimonio UNESCO”. (La Stampa 18/12/2020 )

Siamo lieti di questa notizia e soprattutto che il Ministro Franceschini abbia riconosciuto che il sigillo dell’UNESCO su un un bene culturale (materiale o immateriale che sia) non è una medaglia da mettersi al collo per fare bella figura, ma un monito affinché quel bene venga preservato per le generazioni future.

Per la presentazione di questo importante riconoscimento si è scelta la Palazzina di Caccia di Stupinigi, una fra le 21 delle residenze Sabaude* che, nel lontano 1997, l’UNESCO ha riconosciuto e definito come segue: “Ciascuna di esse è contraddistinta da caratteristiche peculiari che, nel loro insieme, offrono uno straordinario affresco della storia del Piemonte e dell’Italia, con particolare riferimento agli avvenimenti che hanno portato – sullo sfondo della storia europea – alla formazione dello Stato unitario: un circuito culturale, storico, architettonico e ambientale unico, fruibile e visitabile, che ha un valore universale eccezionale e che merita la tutela a beneficio di tutta l’Umanità.”

Ci spiace che il Ministro non abbia la stessa attenzione per un altro bene delle 21 Residenze Sabaude la Cavallerizza Reale, che sta per essere messa all’asta del migliore offerente per farne l’ennesimo regalo ai privati.Volevamo ricordare al Ministro che le Residenze Sabaude, di cui la Cavallerizza Reale fa parte, sono state iscritte tutte insieme affinché si preservasse il loro valore storico. Non di meno ricordiamo che, se dovesse cadere il vincolo UNESCO su una di esse, il riconoscimento ottenuto nel 1997 decadrebbe anche per le altre.

Eppure era stato proprio l’UNESCO nel 2017, attraverso il suo organo tecnico, l’ICOMOS, a lanciare un monito al Ministero in quanto i progetti di valorizzazione presentati rischiavano non solo di snaturarne l’identità, ma anche di privare la Cittadinanza della funzione pubblica che tale bene doveva avere.Sono passati più di due anni da allora, ma sulla Cavallerizza Reale si continuano a fare speculazioni a nostro avviso vergognose. Sembra che questa amministrazione, come la precedente, abbia a cuore solo la rendita finanziaria di un bene culturale.

A nulla fino ad ora sono serviti gli sforzi di tanti Cittadini, non solo torinesi, e gli appelli di illustri intellettuali affinché non venisse privatizzato questo bene, patrimonio di tutti. Nonostante gli annunci in campagna elettorale e le promesse di riacquisizione nel patrimonio della Città della Cavallerizza Reale, oggi, come 5 anni fa, assistiamo attoniti alla svendita su commissione di un patrimonio inestimabile che riteniamo non di proprietà degli amministratori locali, ma di tutti.

Chiediamo al Ministro Franceschini e alla Sindaca Appendino di ripensarci, di prestare attenzione e ascolto a tanti Cittadini e all’UNESCO stessa, affinché della Cavallerizza Reale non sia fatta l’ennesima speculazione a vantaggio di pochi e a scapito della collettività.

Comunicato 21/12/2020

Associazione Salviamo Cavallerizza

*A Torino, fanno parte del Patrimonio Mondiale: i Musei Reali (Palazzo Reale, Biblioteca Reale, Armeria Reale, Giardini Reali, Palazzo Chiablese); il Castello del Valentino; Palazzo Carignano; Palazzo Madama; Villa della Regina; Archivio di Stato; Palazzo della Prefettura; la Cavallerizza Reale; l’ex Accademia Militare; l’ex Zecca di Stato; la facciata del Teatro Regio.Fuori città e nel resto del Piemonte si trovano: l’Agenzia di Pollenzo; Borgo Castello alla Mandria; il Castello di Agliè; il Castello di Govone; il Castello di Moncalieri; il Castello di Racconigi; il Castello di Rivoli; il Castello di Stupinigi; la Reggia di Venaria Reale.

Comunicato associazione 4/12/2020

Ieri è stato presentato – nelle Commissioni Consiliari competenti – il PUR per la Ex-Cavallerizza Reale. L’assessore Iaria ha illustrato come verrà “riqualificata”. Ancora una volta emerge l’intenzione di farne “uno spezzatino”, operazione che non ha nulla a che vedere con le proposte della Cittadinanza che – nell’ormai lontano maggio 2014 – occupò l’immobile per sottrarlo ad una speculazione edilizia certa.

“Le parti permeabili non coperte da edifici”. Con queste esatte parole sono state definite le parti destinate alla fruizione pubblica. In pratica sono stati indicati i viali e i cortili.

Sono passati oltre 6 anni dall’occupazione nel maggio 2014, ma è come se il tempo si fosse fermato. La Ex-Cavallerizza Reale, oggi come allora, è abbandonata, ferita, preda di speculatori.
Da oltre un anno è anche posta sotto sequestro e transennata. L’accesso ai suoi giardini, chiuso.

Durante la presentazione del PUR, l’assessore ha voluto precisare che sono state tenute in considerazione le osservazioni pervenute dai vari portatori di interesse. Ha citato il Comitato di scopo “Comitato Uso Civico Cavallerizza 14:45”, che è il comitato con cui la Città di Torino si appresterebbe a firmare un patto di collaborazione per l’uso del Salone delle Guardie (l’ex-biglietteria del Teatro Stabile Torino).

Ma questo comitato non potrà mai rappresentare tutte le soggettività che nel tempo hanno preso posizione, nell’interesse generale, sulla destinazione futura della Ex-Cavallerizza Reale.

Coloro che nel 2014 hanno liberato dal degrado la Ex-Cavallerizza Reale avevano come primo obiettivo di riportare questo patrimonio dell’umanità nella disponibilità di Tutt*.

La comunità di riferimento lo ha chiarito in diverse occasioni e successivamente – nel 2017 – ha intrapreso un percorso volto a far sì che la Ex-Cavallerizza Reale fosse riconosciuta dalla Città di Torino come Bene Comune Emergente e che su di essa si applicassero i principi dell’Uso Civico e Collettivo Urbano.

Questo percorso pubblico ha portato, nel maggio 2018, alla stesura di una Carta di autogoverno nella quale sono riassunti i principi attraverso i quali un Bene Comune può [e deve] essere gestito in regime di autogoverno da una comunità di riferimento.
Mai e poi mai è stato chiesto dalla Cittadinanza partecipante di sottoscrivere un “patto di collaborazione” con la Città di Torino; infatti questo strumento si ispira ai principi propri del diritto privato e da tale patto sono perciò esclusi i non sottoscrittori del medesimo.
L’Uso Civico invece si basa sul presupposto opposto: l’inclusione.
Ad essere riconosciuta dalla Città è la modalità di gestione di un Bene, dove sono le pratiche assembleari pubbliche ad essere centrali, libere, attraversabili da tutti i Cittadini.

Ci chiediamo in quale momento, in un percorso per rivendicare una Ex-Cavallerizza Reale completamente pubblica e pienamente attraversabile, si sia deciso di cambiare direzione, riducendosi ad accettare di farsi concedere un piccolo spazio a condizioni e regole scritte da altri.

La Sindaca e la sua amministrazione stanno dimostrando con i fatti di non aver mai avuto l’intenzione di supportare realmente il percorso per restituire la Ex-Cavallerizza Reale alla Cittadinanza – ma non solo, dal momento in cui si tratta di un bene tutelato dall’UNESCO dal 1997 e che fa parte del centro di comando di età barocca in uno con il Teatro Regio, l’Armeria Reale, la Biblioteca Reale, fino al Palazzo Reale ed i Giardini Reali.

Invece di sperimentare un innovativo modello di gestione di un bene comune e di restaurare il complesso con interventi conservativi hanno preferito cedere alle logiche di mercato e di sistema – nascondendosi dietro a questioni di “non fattibilità” e di “impraticabilità”.

Il bene per la Cittadinanza, per la Collettività, bisogna innanzitutto volerlo affinché diventi fattibile e praticabile.
https://cavallerizzareale.wordpress.com/…/osservazioni…/

Per approfondimenti: https://www.facebook.com/…/a.230030843…/1171392066300378
Per aspera sic itur ad astra

COMUNICATO 14/5/2020

Cavallerizza 14:45. Abiura dopo l’appropriazione indebita.
Il Re è Nudo!

Ieri è andata in scena nelle Commissioni Consiliari, ben orchestrata dall’arch. Iaria, la farsa del PURA, ovvero il Progetto Unitario di Riqualificazione Unitaria Alternativo della Cavallerizza Reale. Un progetto che, a detta dei c.d. ex ultimi occupanti della Cavallerizza Reale, doveva segnare una marcata distinzione da quello presentato dal prof. Magnaghi per CDP.

Ancora una volta, gli ultimi ex occupanti, hanno piegato ai loro piccoli interessi personali,quelli della collettività più ampia e hanno ceduto di fronte alla possibilità che nel complesso Unesco venisse insediata la sede della Fondazione di una delle più potenti banche sul territorio: la Compagnia di San Paolo.

Ieri (finalmente!) si è svelata la vera natura del Comitato di scopo: accettare qualsiasi compromesso pur di avere uno spazio in Cavallerizza.

I proponenti del PURA non sono gli unici traditori di un sogno iniziato a maggio 2014 e finito a dicembre 2018 quando all’interno degli spazi della Cavallerizza Reale sono rimasti solo pochi soggetti che hanno preferito le lusinghe del potere ai principi di lotta dei loro compagni. Così un movimento di cittadini, nato dal basso per evitare la speculazione edilizia e lo “spezzatino” di un complesso architettonico unico nel suo genere, che ha avviato una sperimentazione socio culturale di un bene comune, è stato affossato da litigi e stupide questioni personali.

In questo clima di disagio si sono inseriti due personaggi emblematici: prima il prof. Ugo Mattei ispiratore del regolamento dei beni comuni urbani della città di Torino (con il solo scopo di creare Fondazioni a go-go), poi l’ex vicesindaco prof. Guido Montanari, che pur di trovare uno spazio di visibilità, hanno iniziato a dialogare con una frangia degli ultimi ex occupanti per imporre la loro visione, sempre contrastata in precedenza, al solo scopo di creare un forte tandem spendibile per la campagna elettorale per il 2021.

Finisce nel peggiore dei modi quello che in altre realtà d’Italia sta proseguendo in maniera eccelsa: la vera sperimentazione di spazi utilizzati dai cittadini nel segno dei beni comuni. E non ci riferiamo solo all’ex Asilo Filangieri di Napoli, ma anche a Bari, a Bologna a Firenze: e l’elenco è davvero lungo.

Torino ha scelto di non seguire una strada virtuosa come hanno fatto altre realtà territoriali, ha preferito chiudersi o meglio ha lasciato campo libero ai poteri forti della città: è questa, al momento, la prima autentica vittoria del “Sistema Torino” che nella vicenda Cavallerizza ha mostrato il suo vero volto, ha trovato la sintesi unitaria del potere.

Ha colto nel segno la sen. Margherita Corrado (M5S) che ieri in aula al Senato ha dichiarato come “in certi ambienti l’emergenza sembra favorire, sviando l’attenzione, maneggi condotti in danno dell’interesse pubblico.”.

Vogliamo una Cavallerizza pubblica nella proprietà e nelle funzioni

COMUNICATO STAMPA 4/2/2020

Da alcuni giorni ritroviamo sui giornali proposte ed accorati appelli per ottenere la disponibilità degli spazi della ex Cavallerizza Reale da parte di soggetti diversi. Come in una spirale senza fine, si tratta dei soliti attori: Università, Polo delle Arti Torino Piemonte (ovvero Accademia Albertina di Belle Arti e Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi”) e, naturalmente, la Compagnia di San Paolo (che vorrebbe trasferire, proprio nel complesso monumentale, i suoi uffici).
Quelle che furono le scuderie reali, verrebbero trasformate in foresteria a disposizione dei “padroni della città”. Coloro che, grazie alle risorse a loro disposizione, decidono il bello e il brutto tempo di una Torino piegata sotto al peso del suo debito ed obbligata nei confronti della volontà dei creditori.
E così le promesse elettorali di far rientrare la Cavallerizza Reale nel patrimonio della Città – della forza politica che ha la maggioranza assoluta in Consiglio Comunale – sono evaporate, sparite nel nulla e nell’indifferenza generale. Tranne di coloro che, ormai da anni, continuano a chiedere con forza che la Cavallerizza torni pubblica. Ma che sia chiaro: pubblica non significa “che assolva a funzioni pubbliche”. Questo gioco di parole, apparentemente complementari, nasconde in realtà una differenza sostanziale. Pubblica, come spiega Paolo Maddalena, significa proprietà collettiva demaniale, cioè proprietà del popolo. Quindi sia la proprietà sia le destinazioni d’uso non possono essere separati perché la proprietà determina la destinazione.
Il 31 dicembre scorso è stato presentato ed approvato il nuovo Piano Unitario di Riqualificazione (PUR). Lavoro, affidato allo studio A.I ed all’architetto A. Magnaghi, che ancora una volta non prende in considerazione le indicazioni arrivate dall’Unesco già nel 2017. Il piano riesce invece a fare peggio del precedente Masterplan (commissionato da Compagnia di San Paolo alla società Homers) destinando solo il 14% del complesso alla disponibilità pubblica. Tutto il resto, in mano ai privati.
Eppure l’Amministrazione, con la Mozione n. 69, in settembre 2017aveva chiesto ad Assemblea Cavallerizza 14:45 di predisporre una carta di autogoverno, al fine di veder riconosciuto l’Uso Civico e Collettivo Urbano per la Cavallerizza Reale. Uno strumento di autonormazione civica – il cui riconoscimento è richiesto e atteso da molti spazi sociali autogestiti in tutto il territorio nazionale- che consentirebbe ad una ampia comunità di riferimento (potenzialmente, tutto il Popolo) di rendere accessibile, attraversabile e utilizzabile un Bene Comune (nel caso torinese, patrimonio dell’Umanità) governato in autonomia secondo i principi di democraticità, antifascismo, antissessimo, antirazzismo.
Come abbiamo già avuto modo di approfondire nel comunicato stampa dell’11 novembre scorso, nel PUR mancano, ancora una volta,una visione unitaria che contempli tutta la “Zona di Comando” nella sua complessità e l’intenzione di effettuare un restauro conservativo del bene.
Anche l’ICOMOS, nel 2017, aveva sollevato dubbi sulle proposte e modalità di valorizzazione della Cavallerizza, osservando come- visto il ruolo specifico della Zona di Comando, fulcro del potere Savoia – il programma di riqualificazione necessiti di essere focalizzato sulle dimensioni storiche e culturali del complesso, non limitandosi alle caratteristiche tangibili architettoniche ed artistiche, ma includendo aspetti intangibili (i.e. il ruolo e le funzioni rappresentate da questo complesso nella politica di sviluppo di potenza dei Duchi di Savoia; il dato di fatto che sia rimasta di proprietà statale fino a poco tempo fa…)
Non sembra che le azioni di questa Amministrazione abbiano minimamente tenuto in
considerazione tali osservazioni e neppure quelle di chi chiede che il bene venga decartolarizzato e rimesso saldamente in mano pubblica, coinvolgendo la Cittadinanza tutta nella discussione sulle destinazioni d’uso.
Ci chiediamo inoltre a cosa sia servito obbligare gli ultimi occupanti a costituirsi in un comitato di scopo quando le intenzioni – che emergono dagli articoli di stampa – non sembrano essere quelle di far rientrare gli occupanti nello spazio per proseguire le attività che in 5 anni hanno fatto rivivere la Cavallerizza, rendendola attraversabile e fruibile da tutte, tutti e tutto.
La Cavallerizza deve tornare di proprietà pubblica. Si può fare.
L’Amministrazione, prima di tutto:
  • chieda al Mibact l’annullamento del decreto di alienazione, peccato originale di tutti i mali che ne ha consentito la vendita ai privati;

 

 

  • favorisca processi di autogovernance del bene comune mediate l’applicazione della dichiarazione di uso civico e collettivo urbano che la cittadinanza ha già elaborato e consegnato all’Amministarzione cittadina a maggio 2018.

 

Non accettiamo che le scelte dell’amministrazione comunale su qualunque Bene Comune siano indirizzate o addirittura dettate da soggetti che, forti delle loro risorse, si elevano al di sopra della Cittadinanza.
Questa Città merita di più. Merita quel cambiamento annunciato in campagna elettorale che non è ancora non si è visto.
Associazione Salviamo Cavallerizza

Adesione comitato permanente. Lettera alla Sindaca e Assessore Iaria

Chiara Appendino
segreteria.sindaca@comune.torino.it

All’Assessore all’Urbanistica e Patrimonio
della Città di Torino
arch. Antonino Iaria
segreteria.assessoreiaria@comune.torino.it

e p.c. Al Prefetto di Torino
Claudio Palomba
prefettura.torino@interno.it

Oggetto: Cavallerizza Reale – Adesione al Comitato permanente. Deliberazione della Giunta Comunale 30 dicembre 2019 (mecc. n. 2019 06671/009).

La scrivente Associazione Salviamo Cavallerizza, in relazione a quanto previsto al punto 3. del dispositivo della deliberazione citata in oggetto, che recita tra l’altro
« di prevedere la costituzione di un “comitato permanente”, al quale tutti i portatori di interesse (nell’accezione più ampia) potranno partecipare. (…) », nonché alle dichiarazioni dell’Assessore Iaria nell’assemblea pubblica del 12 gennaio u.s., in ordine al possibile dissequestro del complesso,
con la presente comunica di aderire al costituendo comitato, in coerenza alle finalità statutarie dell’Associazione stessa.
In particolare, le proposte che l’Associazione intende formulare attengono ai seguenti contenuti:
a) restauro del Maneggio Alfieriano, oggetto dello studio “La Cavallerizza” di Giovani Brino e Giovanni Maria Lupo (Celid, Torino 2019): si richiede di tenere nella dovuta considerazione tale contributo scientifico, per l’autorevolezza e la competenza degli autori.
b) tutela dei Giardini Reali alti: proposte di coinvolgimento dei cittadini per una corretta fruizione.
In relazione alle proposte di cui sopra, la scrivente Associazione intende fornire la documentazione necessaria ai fini della sussistenza delle competenze in materia tra i propri associati:
– quanto al punto a) gli autori arch. Brino e prof. Lupo sono soci dell’Associazione;
– circa il punto b), fermo restando il dissequestro dei Giardini, l’Associazione intende riprendere le visite guidate gratuite la domenica mattina, già effettuate dal 2014 al maggio 2019 a cura del prof. Lupo e dell’arch. Anna Gilibert, con notevole riscontro di pubblico (cittadini e turisti).
Sotto questo profilo si richiede ogni sforzo utile a garantire la piena disponibilità dei Giardini, quale luogo caratterizzante l’unicità del complesso della Cavallerizza Reale e tassello del sito seriale Unesco “Residenze Sabaude”, dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1997.

Si resta a disposizione per quanto possa occorrere.
E’ gradito riscontro alla presente.

Lettera aperta alla sen. Silvia Fregolet

Ieri, alla Camera dei Deputati, l’Onorevole Silvia Fregolent (Italia Viva) ha dichiarato: “Il Mibac monitori la situazione e che ogni prossima risorsa stanziata sia finalizzata ad un concreto progetto di restauro e valorizzazione del bene”.

Vorremmo ricordare all’onorevole Fregolent- e a tutt*- che, se la Cavallerizza versa in questa situazione di abbandono, il primo colpevole lo si ritrova proprio nel Mibact che nell’agosto 2005 ha consentito la vendita di questo bene UNESCO (è l’unico caso al mondo di bene tutelato dall’UNESCO e di proprietà demaniale che viene trasferito a privati).

Dal 2009 in poi le amministrazioni comunali torinesi si sono susseguite nel tentativo di vendere la Cavallerizza al miglior offerente. Dopo l’incauto affidamento di parti dell’immobile al Teatro Stabile di Torino, che ha causato anche danni alla struttura del Maneggio Alfieriano e lo ha poi abbandonato definitivamente nel 2013, l’Amministrazione comunale ed il Mibact hanno lasciato cadere l’immobile nel completo abbandono in attesa di individuare un compratore.

Solo grazie ad un gruppo eterogeneo di cittadini – Assemblea Cavallerizza 14:45 – la Ex-Cavallerizza Reale è stata restituita alla cittadinanza dal maggio 2014 allo scorso ottobre ma, dopo l’ennesimo incendio, il terzo in 5 anni, si è giunti alla situazione attuale: bene sotto sequestro e ancora nuovamente all’arrembaggio i progetti speculativi; primo fra tutti un ennesimo masterplan che prevede solo il 14% della proprietà pubblica e il resto regalato ai privati.

Esempi di “valorizzazione” – a nostro avviso decisamente poco conformi alla tutela – li abbiamo di fronte agli occhi, proprio nell’attuale Aula Magna dell’Università di Torino, dopo il restauro (o meglio la trasformazione totale del bene) da parte dello stesso architetto Magnaghi, autorizzati proprio dallo stesso Mibact invocato dalla Fregolent, per il tramite dell’allora Soprintendenza ai beni architettonici del Piemonte

Contro questa tipologia di trasformazioni e masterplan si era già anche espresso negativamente proprio l’Unesco che aveva bocciato il masterplan precedentemente approntato dalla giunta Fassino – per tramite della sottoscrizione del protocollo d’intesa fra diversi attori istituzionali presenti nel centro aulico di Torino, che davvero di poco differisce dal (recentemente reso pubblico) nuovo PUR – ed aveva chiesto maggiori informazioni proprio al Mibact che, per quanto abbiamo approfondito tramite gli atti disponibili pubblicamente, non ha mai risposto.

Forse l’On. Fregolent prima di chiedere al Mibact di vigilare sulla Cavallerizza, dovrebbe chiedere conto di quanto sopra precisato.

Torino 16/1/2020

 

La lotta per la difesa dei beni comuni non si ferma.

 

COMUNICATO COORDINAMENTO BENI COMUNI TORINO

 

Lunedì 2 dicembre nel Consiglio Comunale di Torino la maggioranza del M5S, ha approvato il nuovo Regolamento beni comuni urbanii, recependo le modifiche al testo  proposte dalla Giunta e dalla stessa maggioranza, ma respingendo, con pochissime eccezioni, gli altri emendamenti proposti in votazione.

Il testo approvato resta sostanzialmente invariato rispetto a quello contro cui questo Coordinamento torinese ha chiesto in più occasioni la revoca in quanto frutto di un percorso tutto amministrativo e giuridico da cui i cittadini sono rimasti esclusi.

Tutto l’impianto risulta essere di difficile applicazione, inoltre , resta escluso l’uso civico e collettivo urbano sul modello dell’ex Asilo Filangieri di Napoli (che rimane solo nel nome, ma non nella sostanza) e in sua sostituzione viene introdotto il concetto privatistico di “negozio civico”.

La cosa che riteniamo più grave e dannosa, per cui ci siamo battuti per il ritiro del regolamento, è l’introduzione -unico caso in Italia  di un Regolamento beni comuni urbani- dell’istituzione di fondazioni a cui conferire i beni comuni aprendo così la strada alla loro privatizzazione.

Nonostante i proclami di soddisfazione di amministratori comunali e giuristi dell’Università di Torino artefici della stesura del provvedimento,  la sua approvazione contrasta però con i giudizi negativi espressi, già nei giorni scorsi, dalle realtà nazionali indipendenti da anni impegnate in esperienze di gestione, difesa e studio dei beni comuni. Tali realtà, riunite nella Rete Nazionale Beni Comuni Emergenti e a Uso Civico, nell’assemblea di domenica 1/12/2019  ha preso posizione contro l’approvazione del regolamento di Torino, sostenendo l’azione del Coordinamento Beni Comuni torinese al presidio tenuto di fronte al Palazzo Civico lunedì pomeriggio.

Grazie alle numerose adesioni arrivate quindi da tutte le parti d’Italia, la protesta torinese si è trasformata in una protesta collettiva e di carattere nazionale.

Ringraziamo pertanto quante e quanti si sono spesi finora a sostegno della protesta contro un Regolamento che segna un passo indietro nel percorso dei beni comuni e contro il quale, a Torino come altrove, è destinata a continuare la mobilitazione.

A breve comunicheremo la data della prossima assemblea pubblica del Coordinamento.

4/12/2019